mercoledì 30 dicembre 2009

Dollaro sui massimi rispetto a Yen, stabile su Euro.


Mattinata relativamente movimentata sui mercati valutari con l’euro dollaro che dopo essere affondato nella notte fino ad un minimo a 1,4305, è rimbalzato prontamente fino a 1,4355 per poi tornare giu... complice il dato USA sul PMI di Chicago. In ottica di trading segnaliamo il Pivot della giornata a quota 1,4376 mentre i livelli S1 e R1 sono rispettivamente posti a 1,4294 e 1,4421. Al momento la tabella di forza relativa mostra come l’euro stia acquistando momentum rispetto alle altre valute. Attendere segnali di indebolimento per anticipare una possibile inversione del trend.

Intonazione rialzista per il cross euro yen che scambia nel pomeriggio in area 132,45 in prossimità dei massimi intraday. Una decisa violazione di quota 132,50 fornirebbe un’ulteriore conferma per le posizioni long in essere. In alternativa possibili nuovi long da tale livello che andrebbero comunque stoppati a cedimento di area 132,30 con target da ricercarsi in area 133. Sotto area 132,2 il trend di fondo volgerebbe al negativo con probabile rapido test del successivo supporto in aerea 131,90.

Il dollaro ha guadagnato posizioni rispetto allo yen, toccando i massimi da due mesi continuando a beneficiare dalle prospettive che l’economia Usa sia sulla strada della ripresa. L’attività complessiva del mercato è tuttavia molto sottile in vista della fine dell’anno con i mercati nipponici chiusi domani e i principali mercati europei e Usa venerdì.

Il dollar index, che misura la performance del biglietto verde rispetto alle altre principali sei valute, è stabile a 77,919, in recupero dal calo di ieri a 77,332.

BUON ANNO!

Fil


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giovedì 10 dicembre 2009

Forward



Un’operazione “a termine”, può essere definita come un contratto, con cui le parti si accordano per scambiarsi, a una scadenza futura e a un prezzo predefiniti, una quantità di una valuta contro un’altra.

Se il differenziale tassi tra le valute è positivo, il prezzo a termine sarà minore del prezzo a pronti (cioè, a sconto); se viceversa, il differenziale tassi è negativo, il prezzo a pronti sarà superiore del prezzo a termine (cioè, a premio).
Le operazioni a termine vengono trattate OTC (over the counter), cioè in un mercato non regolamentato, dove i market maker che quotano le varie scadenze ne garantiscono la liquidità.

Questo contratto viene spesso utilizzato per strategie di copertura del rischio di cambio.
Per esempio un’impresa italiana che importa beni dall’America deve pagare 10,000,000 dollari tra tre mesi alla consegna dei beni. Per fissare il prezzo da pagare (evitando così perdite derivanti dalla rivalutazione del $) l’azienda acquista oggi i 10,000,000 dollari contro euro a tre mesi sul mercato a termine... così facendo ha quindi reso certo l’ammontare in Euro.

Di contro, un'impresa italiana che esporti i beni negli USA, dovrà incassare 10,000,000 dollari tra tre mesi (ex. pagamento dilazionato). Per fissare il prezzo da incassare (evitando così perdite derivanti dalla svalutazione del $) l'azienda vende oggi i 10,000,000 dollari contro Euro a tre mesi sul mercato a termine... così facendo rende certo l'ammontare in Euro.

Le scadenze del termine sono generalmente da 1 a 12 mesi: è possibile calcolare delle scadenze intermedie attraverso l’interpolazione lineare, utilizzando i punti a termine o i tassi di interesse.

Le variabili che intervengono nella formazione di un prezzo a termine in un mercato in equilibrio sono:
- cambio a pronti;
- tassi d’interesse delle valute oggetto della transazione;
- tempo.

Il prezzo di una transazione nel mercato dei cambi differita nel tempo deve incorporare il differenziale dei flussi di interesse che sono generati dalla transazione stessa. Considerando la formula del calcolo dell’interesse semplice

(C x gg x t) / (360 x 100)

è possibile ricavare la formula base per calcolare il premio o lo sconto:

[spot x (tasso divisa incerta - tasso divisa certa) x gg]
-----------------------------------------------------------------------------
[36.000 + (tasso divisa certa x gg)]

Il “cambio a termine” è definito come la somma algebrica del cambio spot +/- premio/sconto, dunque rappresenta il montante del cambio a pronti, ovvero il cambio a pronti più (algebricamente) il “costo del tempo”.
Le quotazioni del cambio a termine avvengono mediante la quotazione del premio o dello sconto e la quotazione del cambio a pronti. Il segno del differenziale dei tassi determina il segno dei punti termine da sommare algebricamente al cambio spot per ottenere il cambio forward.

Esempio di contratto forward eur/usd a 6 mesi (quotazioni odierne):
spot eur/usd 1.4700 - 1.4702;
tasso euro 0.95 - 1.05;
tasso dollaro statunitense 0.20 - 0.30;
Giorni 180.

Calcolo dei punti termine:
DENARO (prezzo al quale il cliente vende Eur ed acquista Usd):
tasso denaro usd: 0.20 %;
tasso lettera eur: 1.05%;
differenziale negativo: -0.85%.
Formula:

[diff.tassi (-0.85) x gg (180) x base spot denaro (1.4700)]
---------------------------------------------------------------------------------
[ 36000 + t.eur (1.05) x gg (180)]

Risultato: - 0.00621


LETTERA (prezzo al quale il cliente acquista eur a termine e vende usd):
tasso lettera usd: 0.30%;
tasso denaro eur: 0.95%;
differenziale negativo: -0.65%.
Formula:

[-0.65 x 180 x 1.4702]
------------------------------
36000 + (0.30x 180)

Risultato: -0.00477

Il prezzo del termine sarà dunque:

Denaro: 1.4700 - 0.00621 = 1.46379
Lettera: 1.4702 -0.00477= 1.46543


...Semplice no?

Nell’accezione tradizionale, come il caso appena visto, coprire una particolare posizione in valuta significa avere un ammontare analogo in valuta estera tale che un cambiamento del tasso di cambio contro di questa è bilanciato esattamente dal guadagno/perdita sulla valuta estera.
Oltre ai metodi tradizionali come Forwards e finanziamenti in valuta, ne esistono di nuovi ed efficienti quali Domestic Currency Swap, Opzioni e, soprattutto, gestione dinamica sul Forex Spot.

Alla prox!

Fil



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lunedì 20 luglio 2009

Il Mercato Valutario



Sul mercato dei cambi, nelle sedute più recenti i principali movimenti hanno riguardato lo yen, rafforzato nei confronti delle principali divise dalla debolezza degli indici azionari, e l’interruzione del trend rialzista dell’euro nei confronti del dollaro. Il cross si è infatti portato sui minimi di periodo mantenendosi all’interno di una fascia laterale compresa tra 1,3750 punti e 1,42 punti, inferiori al livello di massimo toccato nelle scorse settimane e pari a 1,4350 punti. Il fatto che finora il cambio non sia riuscito a superare tale area tende ad indebolire il quadro rialzista di medio periodo impostato dall’euro nei mesi scorsi, per confermare il quale è necessario che nei prossimi giorni il cambio non buchi al ribasso i supporti in area 1,3750 e superi con convinzione l’1,4350.

La debolezza degli indici azionari ha rinvigorito lo yen, che contro l’euro si è portato ripetutamente in prossimità dei minimi dello scorso marzo posti poco sotto l’area dei 127 punti, segnando al contempo massimi decrescenti: una rottura di tali supporti potrebbe far scivolare il cambio fino all’area 122 / 122,50 punti. La fase favorevole dello yen si conferma anche nei confronti del dollaro,contro cui ha già segnato minimi inferiori rispetto a quelli dello scorso marzo (93,70 punti) arrivando a scambiare sotto i 92 punti. Mediamente stabile la sterlina, tra 1,60 e 1,65 punti contro il dollaro e vicina ai minimi di periodo in area 0,85 / 0,87 contro euro: conferma quindi il recupero avvenuto nel corso del 2009 dopo che aveva concluso l’anno precedente con un forte deprezzamento che l’aveva portata rispettivamente a 0,98 contro euro e 1,35 contro dollaro.

Ora, con la ripresa del trend positivo nei mercati azionari, torna la propensione al rischio così come la tendenza a vendere dollari (valuta rifugio per eccellenza)

Dunque, nel breve, dollaro giu ed euro su... arrivato a toccare in serata quota 1,4248...


Buon Trading!


Fil



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martedì 16 giugno 2009

Forex: la settimana



Sui mercati valutari, la settimana è stata caratterizzata dal recupero della sterlina ed in genere delle valute minori (dollaro australiano, neozelandese, corona svedese), con le divise principali che hanno fatto registrare un consolidamento.
La ripresa dei corsi azionari favorisce la divisa unica e penalizza dollaro e yen (attività di carry trade), mentre il rialzo del rendimento dei Treasury tende in alcune fasi a favorire il movimento di recupero del biglietto verde.
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Per il cross eur/usd, si è realizzata una fase di consolidamento dopo il forte movimento rialzista che nei giorni scorsi ha visto il cambio toccare i massimi a 1,4340 rispetto ai minimi di metà aprile: gli oscillatori sono in calo e si sono portati in territorio neutrale con l’Rsi a 60 punti. La tendenza rialzista resta ancora confermata, con obiettivo del cambio posto ai massimi di metà dicembre e quindi con possibile escursione fino a 1,45 punti.
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La divisa giapponese si conferma in calo, favorita dal ritorno degli investitori verso asset più rischiosi: il cross eur/yen continua a posizionarsi con decisione sui massimi di periodo e supera i massimi di inizio aprile in area 136-137 punti (canale laterale di consolidamento compreso tra i 125 ed i 135 punti). E’ possibile la prosecuzione del movimento rialzista verso le resistenze collocate in area 140 punti, soprattutto con il supporto, da un lato, dal movimento di debolezza dei Treasury e del Bund e, dall’altro, dalla forza dagli indici azionari. Il cross yen/usd continua ad oscillare all’interno del canale laterale degli ultimi quattro mesi compreso tra i 95 ed i 100 punti.
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Per quanto riguarda il cambio eur/gbp, è durata poche sedute la forza della divisa unica con il cross che in settimana ha proseguito nel movimento ribassista facendo segnare nuovi minimi dal novembre scorso in area 0,85 punti: i dati macro del Regno Unito (produzione industriale e sondaggi sull’attività economica) spingono al rialzo i tassi (benchmark a 10 anni sopra il 4,0%) e favoriscono il recupero della sterlina; contro il biglietto verde scambia a 1,65 punti, vicino ai massimi dell’ottobre scorso.
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A presto!
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mercoledì 6 maggio 2009

La gestione del rischio di cambio

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In un sistema economico dinamico ed efficiente, la gestione del rischio di cambio è un nodo fondamentale per ogni azienda: l’obiettivo è quello di difendere il margine di profitto cercando allo stesso tempo di migliorarne il suo valore. La conoscenza e la corretta valutazione della gestione del rischio di cambio sono attività ben impostate nelle grandi imprese, dove la figura del responsabile viene separata dalle altre funzioni aziendali vista la sua importanza.

Nelle piccole e medie imprese, invece, la funzione della tesoreria e Risk Management viene fusa con altre (tipicamente quella amministrativa) o addirittura è lo stesso imprenditore ad assumere il controllo. Questa diffusa tendenza deriva dalla scarsa conoscenza dei rischi finanziari, la cui gestione potrebbe invece rivelarsi un fattore di successo al pari (se non di più) con altre funzioni aziendali quali Marketing, Ricerca & Sviluppo, Produzione e vendita.
Ma vediamo i ragionamenti alla base di tale gestione.

Il gestore finanziario deve inizialmente essere cosciente della presenza implicita del rischio di cambio nella gestione aziendale, dei suoi molteplici aspetti e della natura delle sue cause. Occorre saper valutare gli effetti del rischio di cambio con riferimento alla:

- durata del progetto aziendale;
- redditività dello stesso;
- stabilità patrimoniale;
- livello di competitività

Tutti fattori essenziali per definire la strategia da intraprendere per una corretta gestione del rischio di cambio. Il Risk Manager deve monitorare il rischio, confrontandosi con il mercato valutario e prendere i provvedimenti più opportuni volti a ridurre i potenziali effetti negativi.
Le sue scelte seguono, tendenzialmente, uno schema a cascata:

- tendenzialmente non coprire: ossia trascurare il rischio, magari perché ritenuto di scarsa importanza o perché si è convinti che i costi per sostenere la sua gestione siano superiori ai ricavi derivanti da una corretta strategia di copertura;
- tendenzialmente coprire: ossia cercare di modificare il profilo di rischio nei casi con maggior possibilità di perdite, alla tutela del cash-flow o dei budget programmati.
- coprire sempre: neutralizzare tale rischio attraverso l’utilizzo di strumenti specifici, modificandoli rispetto alla variabile cambio e alla variabile contabile, eliminado possibili perdite ma anche eventuali guadagni.

La strategia più adatta viene influenzata non solo dalle caratteristiche dell’azienda, ma anche dalle oscillazioni dei mercati valutari. Un aumento di volatilità deve sicuramente modificare la strategia di gestione avvicinandosi più ad un approccio dinamico, piuttosto che statico; quest’ultimo, infatti, concentra l’attenzione al rischio solo al momento dell’effettuazione dell’operazione di copertura che verrà chiusa poi alla scadenza.

L’approccio statico, ampiamente utilizzato dalle imprese con poca propensione al rischio, tende a limitare la gestione al solo rischio transattivo, attraverso l’utilizzo di strumenti finanziari “classici” (finanziamenti in valuta, acquisti vendite a termine, ecc.), con lo scopo di coprire i cambi obiettivo dei budget, dei listini prezzi e delle fatturazioni, senza considerare le oscillazioni valutarie dei mercati. Tra i suoi difetti, l’assenza di un continuo aggiornamento sulle evoluzioni dei mercati, crea risultati economici molto positivi o molto negativi, e la perdita della competitività che danneggia la redditività aziendale e talvolta le sue stesse possibilità di sopravvivenza.

L’approccio dinamico modifica continuamente il profilo delle coperture e delle strategie aziendali ad ogni mutamento degli elementi.
Una gestione dinamica aumenta l’orizzonte temporale di copertura permettendo di controllare non solo il rischio transattivo, ma anche quello economico e competitivo; si caratterizza per la sua possibilità di modificare le strategie dopo eventuali shock nei prezzi dei tassi di cambio, di cambiare le variazioni delle percentuali di copertura a seconda della volatilità del mercato.
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A presto!
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Fil
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sabato 18 aprile 2009

Continua il rally dei mercati

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Il market sentiment ha continuato a rimanere positivo anche nella giornata di giovedì. I mercati equity sono rimasti in territorio positivo con l’indice VIX che dal livello di 39 di inizio settimana è sceso a 35.50. I dati rilasciati sono stati di supporto a tale sentiment, con le nuove richieste di sussidi di disoccupazione americane scese da 665k unità a 610K, portando così la media mobile a quattro settimane a 651k da 660k.
I dati pubblicati dall’Amex hanno mostrato come la crescita dei “bad loans” sia diminuita durante il mese di marzo, l’Empire States ha fatto segnare un bel -14.65 contro le attese che si attestavano a circa -35 e, cosa più importante, la Fed, all’interno del Beige Book ha indicato che su 12 distretti, 5 stanno vedendo segni di minore contrazione economica.

Piccoli miglioramenti di dati che comunque, in valore assoluto rimangono negativi, riescono a dare fiducia ai mercati e la loro reazione è sotto gli occhi di tutti.

Notiamo una buona propensione per acquisti di valute considerate sottovalutate e che sono rimaste in overshooting per parecchio tempo, sterlina e australia in testa.

Sul lato europeo, il CPI ha toccato il livello di 0.6% e molto probabilmente arriverà a bucare il livello zero nei prossimi mesi. La Bce, come sappiamo, ha cambiato la sua view di medio periodo, non vedendo più l’inflazione come pericolo principale ma annunciando che nel mese di maggio verranno adottate misure non convenzionali (chiaramente per paura di effetti deflazionistici).

Dunque...

Sui mercati valutari, non registriamo novità rilevanti se non la conferma del trend ribassista del
cross eur/usd guidato da un lato dalle aspettative sui tassi Bce e dall’altro dalla consapevolezza che il ciclo economico negli Usa inizia a dare segnali di minore calo e quindi di una prossima congiuntura economica probabilmente migliore negli Stati Uniti che nell’Area euro.

Il cross eur/usd si trova ancora all’interno di una trendline ribassista di medio periodo con il cambio che, dopo aver violato 1,32 ed 1,31 in successione continua, si posiziona in prossimità del supporto collocato in area 1,30 che rappresenta il limite superiore nell’ampio canale laterale compresa tra i livelli di 1,30 ed 1,25 punti. La divisa unica risulta penalizzata anche contro yen con il cross eur/yen che si riporta in prossimità dei 130punti dopo il rally delle settimane scorse.
Sui massimi di periodo la sterlina sia contro il biglietto verde (in settimana toccato il livello di 1,50) che contro la divisa unica con il cross Eur/Gbp che è pronto a testare i minimi dell’anno in area 0,87-0,88.

Tra le valute minori in calo la corona svedese e neozelandese.


Bye!


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venerdì 3 aprile 2009

Si chiude l'ottava...


A rafforzare l’idea di economie ancora in forte difficoltà sono giunte anche le dichiarazioni del Presidente della Banca centrale europea Trichet di fronte alla Commissione Affari economici e monetari del Parlamento europeo: ha affermato che la situazione dell’Area euro si è ulteriormente deteriorata e che si prevede una domanda debole per tutto il 2009 con una ripresa graduale attesa nel 2010, ma il rischio della previsione resta al ribasso.

Per quanto riguarda l’inflazione, è stimata sotto il 2,0% sia nel 2009 che nel 2010 (queste dichiarazioni sono state ribadite in occasione del taglio dei tassi deciso il 3 aprile). Anche l’Ocse ha diffuso le nuove stime (ovviamente riviste al ribasso, come avviene ormai da tempo) sull’economia mondiale.

La settimana prossima le statistiche riguarderanno la produzione industriale di Italia e Germania e l’andamento dei prezzi; particolarmente scarno il calendario sugli Stati Uniti, per il quale non vi sono comunicazioni di dati particolarmente rilevanti.

Per quanto attiene alle politiche monetarie, il 3 aprile la Banca centrale europea ha sorpreso i mercati portando il tasso repo all’1,25% ed attuando quindi un taglio di soli 25bp, inferiore alle attese del consenso di mercato. Le considerazioni sull’economia e sui prezzi sono sempre quelle di un forte rallentamento, di una ripresa che si allontana verso il 2010 in un contesto in cui non vi sono rischi di inflazione, ma neppure di deflazione. Il Presidente Trichet ha dichiarato che il tasso di remunerazione dei depositi presso la banca centrale ha raggiunto un livello di minimo (0,25%), mentre non ha escluso la possibilità di un ulteriore ritocco del tasso repo che a questo punto coinciderebbe con il restringimento del cosiddetto “corridoio” fra tasso repo e tasso sui depositi (limite inferiore) e finanziamenti (limite superiore) con la Banca centrale.

Sul mercato monetario dell’euro, neppure la delusione per un taglio del tasso repo inferiore alle attese ha interrotto il calo dei tassi interbancari, anche sulla parte più breve (Trichet ha comunque lasciato aperta la porta per un ulteriore taglio che potrebbe essere deciso già a maggio); è pur vero però che, a causa dell’attuale particolare funzionamento del mercato interbancario, bisognerebbe confrontare i tassi euribor a scadenza più ravvicinata più con il tasso Eonia (overnight che esprime costantemente un differenziale negativo di circa 60bp con il tasso repo) che non con il tasso di riferimento del pronti contro termine della Banca centrale.

Per quanto riguarda il mercato valutario, l’ottava è stata una settimana ancora positiva per le valute minori (recuperi per il dollaro australiano e neozelandese) con il “prudente” taglio dei
tassi della Bce che ha favorito la divisa unica. Il ritorno dell’appetito per il rischio e la prosecuzione del movimento rialzista degli indici azionari continua a penalizzare la divisa giapponese che realizza nuovi minimi dopo l’inizio dell’anno fiscale. La sterlina è in rafforzamento sulla scia dei dati economici (Pmi servizi in Regno Unito ai massimi dal settembre scorso).

Dal punto di vista tecnico, il cross eur/usd resta confinato all’interno di un’ampia area compresa tra 1,30 ed 1,35 all’interno di un trend di medio periodo che resta favorevole al dollaro. Nelle settimane scorse la decisione della Fed sulle manovre non convenzionali avevano spinto sui massimi il tasso di cambio, seguito in settimana da un analogo movimento dopo la decisione della Bce: restano le incertezze sulla direzionalità.
Prosegue la fase di deprezzamento dello yen che, una volta superata la scadenza di fine marzo, si è portato sui minimi sia contro dollaro che contro euro. Il cross eur/yen si è riportato con forza a ridosso della resistenza dei 135 punti facendo segnare un nuovo massimo relativo dall’ottobre scorso. Analogo movimento per il cross usd/yen che si porta in prossimità dei 100punti.
Bye!


Fil



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Fonti: Reuters ; Bloomberg; BNL gruppo BNP Paribas

mercoledì 25 marzo 2009

Ripresa del dollaro, dello Yen e del Franco svizzero.

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Situazione: lo yen è ai minimi di cinque mesi contro l’euro e di quattro mesi e mezzo contro il dollaro australiano poichè l’ottimismo per il piano Usa per l’acquisto di asset tossici bancari ha richiamato investitori sulle valute ad alto rendimento.

Il biglietto verde è sceso ai minimi di due mesi e mezzo contro il dollaro autraliano e Neozelandese poichè il really delle borse in generale hanno fatto ridurre il suo ruolo di investimento valutario sicuro.

Dopo alcune sedute caratterizzate dalla ripresa dei mercati azionari, accompagnati da un aumento sostanziale dell’appetito al rischio, ieri è stata una giornata per così dire di consolidamento, o correzione.

Questa correzione ha prodotto, per correlazione, una ripresa del dollaro, dello Yen e del Franco svizzero, e il dubbio ora è capire fino a dove questi movimenti possono arrivare.
Ma la notizia che ci sembra più interessante, tra quelle uscite ieri, è quella legata alle dichiarazioni del Governatore della People Bank of China (Pboc), Mr Zhou , il quale a gran voce chiede la creazione di una valuta di riserva internazionale che possa assumere il ruolo che è stato del dollaro, ovvero una valuta stabile che salvaguardi l’economia globale. Come se fosse una decisione da prendere a tavolino, con lo scopo evidentemente di salvaguardare il portafoglio della Pboc, ancora pieno di assets denominati in valuta americana.

Ovviamente questa notizia avrebbe dovuto contribuire a far scendere il dollaro che invece ha
recuperato terreno, ma in questa fase le notizie macro sembrano avere un peso minore nella
determinazione delle price action, tanto è vero che i dati sul Pmi europei (migliori delle attese) che avrebbero dovuto contribuire ad un’ulteriore accelerazione al rialzo dell’Euro, non hanno sortito alcun effetto sulla tendenza di breve, che invece è legata a doppio filo all’andamento dei listini azionari.

Poi, oggi, nel pomeriggio... Le montagne russe!

Il Segretario del Tesoro Americano Geithner ha affermato di approvare l'idea del Governatore della Bank of China che aveva proposto ieri l'idea di lanciare una valuta internazionale diversa dal dollaro come divisa di riserva e adatta alle transazioni internazionali. Questa divisa potrebbe essere l'SDR (Special drawing rights - diritti speciali di prelievo creati dal Fondo Monetario Internaionale nel 1969 come unità di conto), ovvero una valuta composta da un paniere di monete che comprendono anche il dollaro ma non solo.

Eurusd che dopo la notizia è immediatamente salito a 1.3640.

Successivamente lo stesso Geithner ha affermato che però il dollaro rimarrà la valuta dominante e valuta di riserva internazionale: EurUsd che ha immediatamente ripiegato da 1.3640 a 1.3525.

Allacciato le cinture!?


Bye!



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martedì 17 marzo 2009

Le azioni contano più delle parole




Secondo recenti statistiche, stiamo assistendo alla prima contrazione dell’economia mondiale dal 1945 che ha causato la perdita di lavoro per milioni di persone ed il rapido aumento della disoccupazione. Ad oggi, il livello di disoccupazione negli Stati Uniti è pari all’8,1%, mentre in Europa il dato pubblicato di recente mostra un valore dell’8,2%.
La maggior parte delle economie globali stanno ancora combattendo contro la contrazione in un contesto di crescita giornaliera negativa che, accanto ad eccezionali livelli delle valute, hanno ora messo all’angolo le banche centrali.

La Banca Svizzera ha adottato il primo provvedimento nel corso della settimana scorsa, mandando nel caos i cross con il Franco Svizzero (CHF) attraverso la vendita della sua valuta domestica.

Come?

Con una mossa a sorpresa la Banca Centrale Svizzera ha attuato la "seconda fase"(quella dell'Azione!), intervenendo sulla valuta. A causa del forte incremento di valore del Franco nel corso degli ultimi due mesi, i rappresentanti della banca centrale hanno ridotto giovedì il tasso centrale di un mero 0,25%, dichiarando anche l’intenzione di acquistare valuta estera (vendere il Franco Svizzero) in modo da fermare l’aumento del franco.

L’acquisto di valuta da parte della banca centrale ha colto di sorpresa gli investitori, in particolare dal momento la Banca Svizzera è la stata la prima ad intervenire nel mercato valutario liberalizzato.

Finora le principali banche centrali si erano impegnate ad attuare tagli dei tassi coordinati per rilanciare i consumi, ma le loro azioni sono state sopraffatte dalla paura di ulteriori crisi dei mercati. I governi hanno annunciato in numerose occasioni molteplici piani di incentivi e massicci piani di rilancio per le banche, ma l’unico risultato è stato di veder sprofondare ulteriormente l’economia globale.


Movimenti sui cambi

Anche se le diverse coppie stanno ora dando vita a situazioni differenti, gli operatori dovrebbero continuare ad agire con cautela. Il recente sentiment positivo nei mercati statunitensi ha dato vita a un’ampia inversione di tendenza nel corso della settimana scorsa che potrebbe dare una spinta al valore delle valute, mantenendo attualmente una politica di alti tassi. Bisogna ricordare che le impennate delle azioni si sono verificate in mercati ribassisti e quindi è necessario rimanere in attesa di ulteriori conferme.

Una settimana di aumenti non significa necessariamente che il mercato abbia trovato il fondo...
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EUR/USD
Il cambiamento nel sentiment ha innescato acquisti sull’Euro. Nonostante vi siano aspettative di ulteriori tagli dei tassi da parte della Banca Centrale Europea, gli interessi in aumento hanno conquistato l’attenzione degli investitori. Ci si attende un ritracciamento, con probabile rimbalzo una volta testato il supporto offerto dalla trend line.
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GBP/USD
La debolezza del Dollaro a tutti i livelli ha spinto al rialzo questa coppia dopo la pesante caduta all’inizio della settimana. Ad oggi, questa coppia è scambiata intorno alla precedente area di trend line. Una rottura netta permetterebbe agli operatori di continuare a controbilanciare supporti e resistenze, sulla base delle due linee. Un rimbalzo potrebbe riportare questa coppia ai precedenti minimi.

USD/JPY
Dopo la mancata rottura del supporto, questa coppia ha continuato a rimanere nel recente intervallo. Segnali di una lieve ripresa negli USA stanno spingendo gli investitori verso questa coppia, sulla base della convinzione che sarà possibile assistere ad aumenti dei tassi di interessi molto prima negli USA che in Giappone. Ad oggi, questa coppia è scambiata appena al di sotto della resistenza principale (un livello in linea con il 50% Fibonacci su base settimanale). Una rottura netta potrebbe portare questa coppia al livello di 102.50, ma è necessario tenere in considerazione che il livello 100 costituirà un ostacolo maggiore.


Il calendario economico.
Questa settimana è ancora pieno di dati, incluse le cifre sull’inflazione programmata provenienti dall’Europa e dagli USA. Inoltre, la Banca d’Inghilterra ha in programma la pubblicazione dei verbali della sua ultima riunione, mentre ci si attende che la BOJ renda nota la sua decisione in merito al tasso di riferimento.


Bye!


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giovedì 12 febbraio 2009

Continua la fase di incertezza ...

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Continua la fase di incertezza sui mercati anche se, rispetto a qualche tempo fa, si nota una
volatilità in fase di restringimento.

Soprattutto sul mercato dei cambi notiamo una fase di trading range sul cambio principale, l’Eurusd, tale da frenare anche i cross e i cambi derivati, anch’essi fermi in attesa di un
qualche evento scatenante.

A dire il vero, l'unico cambio che ancora si muove è la sterlina, che però dipende dalla disperazione tutta inglese, manifestata perfettamente dall’Inflation Report presentato dal Governatore della Boe ieri.: tale pubblicazione e soprattutto il pessimismo del governatore, hanno immediatamente causato la caduta della sterlina in area 1.4350, dopo che meno di due sedute fa si navigava ancora in area 1.4900, mentre contro Euro si è passati da un livello di 0.8630 a 0.9000 nel giro di 24-48 ore.
King ha affermato che le misure straordinarie adottate non stanno producendo gli effetti desiderati, e l’inflazione sarà dello 0.5% annuo entro due anni, fatto che potrebbe causare ulteriori tagli di tassi nel prossimo futuro.
Questa ormai è la tendenza di quasi tutte le Banche Centrali, ad eccezion fatta della Bce che però taglierà ancora i tassi nel prossimo meeting di marzo portandoli probabilmente all’1.5%.
Si deve attendere quello che potrà essere definito come una delle ultime riduzioni prima di azzardare eventualmente un recupero della moneta unica, anche se più di qualche Euroscettico è convinto che i problemi legati ai deficit dei cosiddetti PIIGS (ovvero Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) potranno avere influenze significative sulla moneta unica nel medio termine.

Tra le Banche Centrali segnaliamo il taglio di 100 basis point della Banca Centrale svedese che ha portato i tassi all’1%, in linea con i tassi inglesi, mentre non si devono escludere ulteriori riduzioni anche in Australia e Nuova Zelanda.

In sostanza, siamo in una fase interlocutoria, in cui gli investitori ancora non azzardano ad investire e a rischiare, ma stanno alla finestra in attesa di un evento scatenante.


Bye!!


Fil




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lunedì 2 febbraio 2009

Valute: quale futuro?

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Volete scoprire che tempo farà sui mercati valutari nel 2009? Seguite l'andamento delle Borse e potrete farvi un'idea. L'equazione potrà sembrare azzardata o fin troppo semplicistica, ma è forse la formula più adatta a riassumere le aspettative per i prossimi mesi degli economisti su euro, dollaro e soci.

A muovere le monete, da almeno sei mesi a questa parte è infatti soprattutto l'avversione al rischio degli investitori: quello stesso fenomeno che ha accompagnato il crollo dei listini azionari e contemporaneamente propiziato il forte recupero di due valute, dollaro Usa e yen, nei confronti dell'euro.

Fino alla scorsa estate era di moda parlare di carry trade, quella particolare (e rischiosa) operazione con la quale gli investitori istituzionali si indebitavano nei Paesi con tassi di interesse più bassi (Giappone in primis) per investire dove il costo del denaro era più elevato (Australia all'interno del G-10, ma anche Eurozona e Gran Bretagna), affossando in questo modo le valute dei primi e spingendo al rialzo le altre.

La tempesta che ha travolto il mondo finanziario ha tuttavia ribaltato le carte in tavola, favorendo il recupero di yen (+30% sull'euro dallo scorso luglio), ma anche dollaro e franco svizzero, rifugi mai dimenticati dagli investitori nelle fasi di turbolenza più acute.

Per questo potrà essere utile seguire le evoluzioni dei mercati azionari per capire che aria tirerà nei prossimi mesi: se la tensione resterà elevata (e l'indice Vix della volatilità attesa sull'S&P 500 di New York è un barometro da tenere in grande considerazione) la tendenza al rafforzamento del dollaro sarà destinata a proseguire. Viceversa, a ogni schiarita in Borsa è da mettere in conto un recupero dell'euro.

Se si dovesse giudicare dalle attese degli analisti, le dieci candeline appena spente non dovrebbero portare troppo bene alla valuta europea e il 2009 potrebbe essere ancora un anno ricco di tensioni. Le previsioni raccolte da Bloomberg (riportate nella tabella qui a fianco e nei grafici della pagina successiva) indicano anche per i prossimi mesi un cambio euro/dollaro ben lontano da quota 1,60 toccata soltanto l'estate scorsa: rispetto all'1,31 di due giorni fa, l'indicazione media degli analisti prevede una discesa fino a 1,28 attorno all'estate seguita da un recupero non troppo convinto (1,35 a fine 2009, ma 1,30 a fine 2010) e un andamento simile nei confronti delle altre principali valute del globo: yen, sterlina e franco svizzero.

Insomma, un futuro se non nero, abbastanza grigio per la valuta comune, sulla quale non sono però soltanto le già citate incertezze sui mercati internazionali a pesare. Gli investitori hanno infatti relegato in secondo piano, ma non hanno del tutto dimenticato gli altri indicatori – più strettamente macroeconomici – che di solito muovono le valute: l'andamento dei tassi di interesse, la crescita o la bilancia commerciale di un Paese. Visto sotto questo aspetto, le prospettive dell'Eurozona appaiono meno rosee rispetto a ciò che attende gli altri Paesi, se si eccettuano il Regno Unito e la sterlina (dei quali si parla in modo più diffuso nell'articolo sotto): la sensazione generale è che saranno gli Stati Uniti a uscire con il passo più rapido dalla recessione attuale.L'Eurozona, da parte sua, si troverà a fare i conti con una complicazione ulteriore: la delicata situazione delle finanze pubbliche di alcuni Paesi, un fardello aggravato dai necessari interventi a sostegno dell'economia e che pesa notevolmente sull'affidabilità di questi, come testimonia l'allargamento record degli spread nei confronti del debito tedesco. La tensione, sotto questo aspetto, è così alta che è in continua crescita il partito di quanti pronosticano nei prossimi anni la possibile uscita dall'Unione monetaria di uno degli aderenti, con quelli che il mondo anglosassone ama definire i «Pigs» – Portogallo, Italia, Grecia e Spagna – fra i principali indiziati.

Pura fantascienza?

Può darsi, ma la sola ipotesi di uno sfaldamento dell'Unione monetaria è in grado di frenare almeno per qualche mese la sete di rivincita dell'euro.

Bye


Fil



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Fonte: Sole24Ore

martedì 27 gennaio 2009

Trading System

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Facciamo un passo in avanti rispetto all’Analisi Tecnica tradizionale tanto "cara" al mercato forex: data l'impossibilità di generare un modello previsivo totalmente efficace, cosa può essere offerto al trader/gestore?

Una prima risposta è: un metodo di lavoro che abbia certe caratteristiche di coerenza ed un certa performance passata direttamente misurabile.

Parliamo allora della realizzazione di "sistemi di trading" nell'ambito di un processo di gestione finanziaria o di attività puramente speculativa.

Il sistema di trading è proprio la formalizzazione matematica di un certo metodo di lavoro che può nascere dall’TA ma anche dall'analisi fondamentale, o da idee ed esperienze generate dall'operatività concreta sul mercato.

I sistemi di trading di per sè non hanno necessariamente nè capacità esplicativa, nè capacità previsiva dei prezzi: a differenza dell'TA tradizionale, l'analisi dei TS è incentrata sulla verifica realistica della performance passata del sistema stesso. In questo senso ciò che si ricerca è dunque una capacità previsiva sulla performance del sistema piuttosto che sull'andamento dei prezzi. L'obiettivo può apparire secondario a chi ancora ricerca un metodo di previsione dei prezzi o il modello esatto del funzionamento di un'economia.
Esso ha però almeno due vantaggi:
- offre delle risposte non ambigue alle domande che ci siamo posti all'inizio: "quando
comprare/vendere?" e "quanto comprare/vendere?";
- prevede sempre la possibilità di errore ed anzi ne fornisce una quantificazione.

Questo non è tutto quello che serve per fare trading, ma è sicuramente una parte.

Con il termine "TS", ci si riferisce a una metodologia rigorosamente definita, che utilizza determinate regole per decidere quando comprare o quando vendere su un certo mercato.

Scopo del sistema di trading è quello di generare una strategia che sia consistentemente proficuo per l'investitore o lo speculatore: è importante sottolineare che un TS non è (necessariamente) uno strumento previsivo.

Ad esempio...
si può pensare ad un TS che per quanto riguarda l'operazione singola non dia risultati migliori di quelli ottenibili con il lancio di una moneta: 50% di probabilità di vincita e 50% di probabilità di perdita. Se però il sistema fosse studiato in modo tale da produrre nel tempo, e sulla base di un suo uso ripetuto, perdite limitate e vincite ampie, il risultato nel medio-lungo periodo sarebbe di sicuro interesse. In questo caso, il sistema non avrebbe alcuna capacità previsiva, ma sarebbe comunque proficuo.

Da questa considerazione discende un importante verità del trading:
per guadagnare è sufficiente ma non necessario prevedere con precisione l'andamento futuro dei prezzi.

A presto!



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giovedì 22 gennaio 2009

I Fondamentali

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Quando dobbiamo prendere una decisione sulla posizione da assumere sul mercato valutario, per andare long o short su un tasso di cambio, sono essenzialmente due le categorie di fattori che ci aiutano ad individuare, con minore incertezza, il prezzo e la tempistica di ingresso:

- i fattori di natura fondamentale
- i fattori tecnici.

Le valutazioni di matrice fondamentale e quelle tecniche hanno entrambe dignità di sostegno al trading, anche se si adattano, naturalmente, a tipologie differenti di operatività.

Vediamo sinteticamente le questioni di matrice fondamentale che incidono sia quotidianamente che nel lungo termine, sui movimenti di prezzi delle valute.
Ogni giornata prevede, infatti, una grande quantità di dati: la notte da parte dei paesi asiatici (principalmente il Giappone), nella mattinata dall’area euro e nel pomeriggio dagli Usa, secondo una sequenza predefinita dalle istituzioni di ricerca economica e statistica che rendono pubblici i loro studi con precisa periodicità.
Su un mercato che non chiude mai, proprio come il Forex, ognuno di questi dati può dunque presentare uno spunto per ogni trader, sia per “speculare” in corrispondenza dell’uscita dei singoli dati, sia per costruire un quadro di riferimento con cui giustificare i movimenti di medio lungo termine.

In base alla teoria economica più tradizionale, è la relazione tra l’offerta e la domanda che determina il prezzo di un prodotto.
Anche il mercato valutario agisce nello stesso modo con la combinazione dei diversi fattori che influenzano l’offerta e la domanda: il tasso di cambio è quindi il prezzo di acquisto o vendita di una valuta contro un’altra.

La richiesta di una valuta è collegata al suo approvvigionamento che spingerà il prezzo al rialzo o al ribasso: se la richiesta è più importante dell’offerta, la competizione tra i negoziatori spingerà il tasso verso l’alto, e viceversa.

La domanda di valuta viene effettuata principalmente dagli operatori privati (gli importatori) interessati all’acquisto di beni e servizi provenienti dal paese che emette quella valuta, e alla detenzione di titoli denominati in quella stessa moneta. La domanda di valuta proviene anche dalle banche centrali per ragioni di investimento finanziario e di politica monetaria (obiettivi di tasso di cambio). Il problema della determinazione del prezzo è però legato al numero e alla complessità dei fattori che entrano in gioco sul mercato delle valute.

Tra questi fattori quelli fondamentali hanno una valenza determinante: i fattori fondamentali sono rappresentati dalle sottostanti condizioni economiche, commerciali e finanziarie di un paese. Esiste una serie numerosa e variegata di variabili macroeconomiche capaci di influenzare il mercato valutario, in modo diretto e indiretto. La maniera in cui un dato macroeconomico riesce a influenzare il mercato dei cambi può anche essere differente sul brevissimo e sul medio lungo periodo. Ciascun dato, reso pubblico nello stesso momento per tutti gli investitori, dal più piccolo al più importante, va a incidere sulla percezione delle condizioni correnti di un’economia e sulle aspettative per il futuro, modificando i piani di operatività e ri-orientando il trading.

I principali dati su cui si concentra quotidianamente l’attenzione degli operatori sono quelli relativi alla bilancia dei pagamenti e le sue componenti interne:

- i tassi d’interesse;
- l’inflazione;
- l’offerta di moneta;
- il bilancio dello Stato;
- il reddito nazionale;
- la produttività.

Questi dati sono fattori chiave nelle politiche di trading e per questo i partecipanti aspettano le pubblicazioni di queste statistiche che di solito avviene ogni mese, in giorni ed orari prestabiliti.


Alla prox...



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giovedì 15 gennaio 2009

La tassazione dei guadagni sul Forex

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Gli investitori che si accostano per la prima volta al mercato del Forex, sperano, (legittimamente) in alti rendimenti e lauti guadagni e, forse, solo in pochi si chiedono se esiste una tassazione e in quale misura incide sulle operazioni.
Ebbene, la tassazione (in alcuni casi) è da pagare!
Ma niente paura… vediamo come e quando.
La tassazione dei guadagni sul Forex è regolamentato da un decreto legge, specificatamente il (DPR 22/12/1986 n.917 art.67,comma 1 lett. c-ter e comma1-ter). Questo decreto prevede che la tassazione sul capital gain è indicata con una aliquota del 12,50%.

Per il mercato del Forex comporta che le operazioni spot siano esenti da tassazione, mentre quelle con durata superiore a 6 giorni lavorativi siano soggette all'aliquota suddetta. La Tassazione avviene solo a condizione che, nell'anno solare, la giacenza complessiva di tutti i depositi e conti correnti non sia superiore alla cifra di € 51.645,69 per almeno 7 giorni lavorativi consecutivi.
Se ciò si verifica è necessario indicare nella dichiarazione dei redditi tramite il modello "Unico" tutte le plusvalenze realizzate.

La base imponibile è pari alla differenza tra il corrispettivo della cessione ed il costo della valuta, rappresentato dal cambio storico calcolato sulla base del criterio "LIFO", costo che deve essere da te documentato. Agli effetti dell'applicazione del criterio LIFO si considerano cedute per prime le valute acquisite in data più recente.
Qualora non sia possibile determinare il costo per mancanza di documentazione, si deve far riferimento al minore dei cambi mensili determinati con decreto del Ministero delle finanze nel periodo d'imposta in cui la plusvalenza è stata conseguita.


Le posizioni multiday senza delivery fisico della valuta comportano la chiusura della posizione e la sua riapertura automatica. Il controvalore relativo a queste posizioni non figura quindi come giacenza presente in forma continuativa sul tuo conto corrente: quindi ..c'è esenzione dal pagamento della plusvalenza.

Le società ex art. 106 e 107 del TUB non sono sostituti d'imposta per i loro clienti; quindi rimane solo la dichiarazione del cliente. L'intermediario è obbligato a rilasciare la certificazione delle plusvalenze realizzate (art. 10 D.L. 461/1997).

L' Agenzia delle Entrate non considera i guadagni sul forex come redditi da capitale (art. 44 D.L. 12/12/03 n° 344, Tuir ) ma come redditi diversi. Non è ammessa la deducibilità delle minusvalenze e dei differenziali negativi.

Bye!

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giovedì 8 gennaio 2009

Sterlina vs Euro


Se il declino di un popolo si legge con il valore della sua moneta, allora gli Inglesi dovrebbero sentirsi quantomeno umiliati dall’attuale cambio della tanto amata sterlina sull’euro.
I sudditi di Sua maestà, almeno all’apparenza, non si crucciano affatto della situazione.
Addirittura taluni ritengono che, visti i venti di crisi e la probabile deflazione, la svalutazione della moneta possa essere un buon affare, portando valuta estera a sostegno dell’economia interna.
Non è tra l’altro una novità che anche dall’Italia, chi può, corre a comprare casa e fare shopping a Londra, un po’ come è accaduto a New York l’anno scorso, potenza della globalizzazione.
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Il fatto però rende ancora più lontano l’ingresso dell’Inghilterra nell’ Euro; paesi come il nostro non tarderanno a rimpiangere i giorni in cui potevano, con la gestione dei cambi, dare scossoni all’economia interna, pur se talvolta con evidenti rischi nei casi di alta inflazione.
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Si... grazie alla moneta forte abbiamo raggiunto una certa stabilità dei prezzi, tassi di interesse bassi e paghiamo a buon mercato le materie prime, in particolare il petrolio; ma in un mondo globalizzato le tensioni sui prezzi delle materie prime dipendono da troppi ed incontrollati fattori. Sul fronte interno l’avvento dell’Euro ha, di fatto, raddoppiato i prezzi di tutti i beni, ed infine abbiamo visto cosa è successo a proposito dei tassi (senza contare che una moneta forte frena le esportazioni del proprio paese). Finora la politica economica della BCE ha avuto in mente solo ed esclusivamente la difesa dell’Euro e lo spauracchio dell’inflazione: in tempi di crisi globale non è il momento di pensare a diventare la moneta di riferimento ma ad oliare gli ingranaggi della propria economia, anche a costo di vedere il proprio gioiello un po’ depresso.


Bye!



Fil





Fonte: Soldionline