mercoledì 6 maggio 2009

La gestione del rischio di cambio

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In un sistema economico dinamico ed efficiente, la gestione del rischio di cambio è un nodo fondamentale per ogni azienda: l’obiettivo è quello di difendere il margine di profitto cercando allo stesso tempo di migliorarne il suo valore. La conoscenza e la corretta valutazione della gestione del rischio di cambio sono attività ben impostate nelle grandi imprese, dove la figura del responsabile viene separata dalle altre funzioni aziendali vista la sua importanza.

Nelle piccole e medie imprese, invece, la funzione della tesoreria e Risk Management viene fusa con altre (tipicamente quella amministrativa) o addirittura è lo stesso imprenditore ad assumere il controllo. Questa diffusa tendenza deriva dalla scarsa conoscenza dei rischi finanziari, la cui gestione potrebbe invece rivelarsi un fattore di successo al pari (se non di più) con altre funzioni aziendali quali Marketing, Ricerca & Sviluppo, Produzione e vendita.
Ma vediamo i ragionamenti alla base di tale gestione.

Il gestore finanziario deve inizialmente essere cosciente della presenza implicita del rischio di cambio nella gestione aziendale, dei suoi molteplici aspetti e della natura delle sue cause. Occorre saper valutare gli effetti del rischio di cambio con riferimento alla:

- durata del progetto aziendale;
- redditività dello stesso;
- stabilità patrimoniale;
- livello di competitività

Tutti fattori essenziali per definire la strategia da intraprendere per una corretta gestione del rischio di cambio. Il Risk Manager deve monitorare il rischio, confrontandosi con il mercato valutario e prendere i provvedimenti più opportuni volti a ridurre i potenziali effetti negativi.
Le sue scelte seguono, tendenzialmente, uno schema a cascata:

- tendenzialmente non coprire: ossia trascurare il rischio, magari perché ritenuto di scarsa importanza o perché si è convinti che i costi per sostenere la sua gestione siano superiori ai ricavi derivanti da una corretta strategia di copertura;
- tendenzialmente coprire: ossia cercare di modificare il profilo di rischio nei casi con maggior possibilità di perdite, alla tutela del cash-flow o dei budget programmati.
- coprire sempre: neutralizzare tale rischio attraverso l’utilizzo di strumenti specifici, modificandoli rispetto alla variabile cambio e alla variabile contabile, eliminado possibili perdite ma anche eventuali guadagni.

La strategia più adatta viene influenzata non solo dalle caratteristiche dell’azienda, ma anche dalle oscillazioni dei mercati valutari. Un aumento di volatilità deve sicuramente modificare la strategia di gestione avvicinandosi più ad un approccio dinamico, piuttosto che statico; quest’ultimo, infatti, concentra l’attenzione al rischio solo al momento dell’effettuazione dell’operazione di copertura che verrà chiusa poi alla scadenza.

L’approccio statico, ampiamente utilizzato dalle imprese con poca propensione al rischio, tende a limitare la gestione al solo rischio transattivo, attraverso l’utilizzo di strumenti finanziari “classici” (finanziamenti in valuta, acquisti vendite a termine, ecc.), con lo scopo di coprire i cambi obiettivo dei budget, dei listini prezzi e delle fatturazioni, senza considerare le oscillazioni valutarie dei mercati. Tra i suoi difetti, l’assenza di un continuo aggiornamento sulle evoluzioni dei mercati, crea risultati economici molto positivi o molto negativi, e la perdita della competitività che danneggia la redditività aziendale e talvolta le sue stesse possibilità di sopravvivenza.

L’approccio dinamico modifica continuamente il profilo delle coperture e delle strategie aziendali ad ogni mutamento degli elementi.
Una gestione dinamica aumenta l’orizzonte temporale di copertura permettendo di controllare non solo il rischio transattivo, ma anche quello economico e competitivo; si caratterizza per la sua possibilità di modificare le strategie dopo eventuali shock nei prezzi dei tassi di cambio, di cambiare le variazioni delle percentuali di copertura a seconda della volatilità del mercato.
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A presto!
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